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PIANTARE UN MELO… FA BENE ALLA SALUTE
e se è una Mela Rosa… fa ancora meglio !
E non solo perché “una mela al giorno toglie il medico di torno”, ma perché avere una pianta di mela è un po’ come avere un animaletto da compagnia: potete accudirla e darle il vostro affetto e verrete ricambiati dalla bellezza della sua fioritura, dall’allegria dei sui colori e dalla dolcezza dei suoi incomparabili frutti.
La Mela Rosa, poi, ha una più alta concentrazione di costituenti utili alla nostra salute.
E allora… ecco come fare:
L’ACQUISTO. Nel vivaio di vostra fiducia acquistate, in inverno non troppo inoltrato, una pianta di melo a radice nuda (astone) di un anno di età. Non pensate di acquistare un albero di più anni nella convinzione di avere il frutto prima: la crisi di trapianto vi farà perdere più tempo di quello che cercate di guadagnare.
Sappiate che tutti i meli sono innestati su meli selvatici (portinnesti) di diverso tipo, ognuno caratterizzato dalla diversa vigoria conferita all’albero innestato. Chiedete al vivaista che il vostro melo sia su un portinnesto non troppo vigoroso (come il franco) perché la vostra pianta impiegherebbe molti anni per fruttificare, ma neanche troppo debole perché altrimenti avreste bisogno di affiancargli un tutore, ciò è scomodo e antiestetico (consigliati: MM106 o MM111).
L’IMPIANTO. Scavate una buca di larghezza sufficiente a contenere le radici dell’astone e di profondità tale che la piantina risulti allo stesso livello in cui era in vivaio e comunque con il punto di innesto almeno a 8-10 cm fuori terra (se piantate su terreno sodo scavate una buca molto più larga e profonda del necessario affinché le radici possano espandersi con più facilità nella terra dissodata, ma interrate la pianta sempre alla stessa profondità). Può essere utile spargere sul fondo della buca una manciata di stallatico pellettato, purché sia ricoperto da uno strato di terra che impedisca il contatto diretto con le radici. Se piantate più di un melo, la distanza da mantenere tra di essi è in funzione soprattutto del sistema di allevamento: per una pianta allevata "a vaso" è consigliabile una distanza di almeno 5 metri.
POTATURA DI ALLEVAMENTO E DI PRODUZIONE. Per potatura di allevamento si intende ogni intervento teso a dare alla giovane pianta la forma desiderata (tagli, curvature, legature, ecc.). Molte sono le forme di allevamento, ma siamo sicuri che vorrete allevare la vostra pianta alla maniera classica, cioè “a vaso”, che è la forma più vicina a quella naturale e che si inserisce molto bene nell’ambiente. Ecco come procedere:
Primo anno: verso la fine di marzo tagliate l’astone che avete piantato in inverno a circa 160-170 centimetri da terra (se l’astone non è così alto, aspettate a tagliarlo quando avrà raggiunto tale altezza più 15 centimetri); subito sotto il taglio avrete un ricaccio di germogli; allorché avranno raggiunto la lunghezza di 15-20 cm, selezionatene tre che abbiano un angolo di inserzione ben aperto (e quindi non proprio quelli in cima perché quelli vicino al taglio crescono con un angolo troppo stretto) e disposti in modo da essere per lo più equidistanti tra di loro; i germogli subito sotto a quelli selezionati e tutti quelli in posizione più elevata vanno eliminati.
Secondo anno: prima della ripresa vegetativa tagliate tutti i rametti sorti sull’astone lasciando solo i tre rami selezionati l’anno precedente ed eliminate anche il moncone dell’astone stesso sopra i tre rami suddetti. Questi rami (branche principali) non vanno spuntati, ma vanno tolti eventuali getti che fossero sorti su di essi in posizione dorsale e andamento verticale che porterebbero alla formazione dei così detti succhioni. La stessa operazione va fatta a giugno-luglio per quelli eventualmente sorti nel frattempo.
Terzo anno: sempre prima della ripresa vegetativa, eliminate sia i succhioni che i rami troppo vigorosi (con diametro superiore alla metà della branca su cui sono inseriti) sorti sulle branche principali. Privilegiate i rami deboli con posizione orizzontale; quelli assurgenti, con un movimento di torsione, legateli verso il basso. In ogni caso diradateli se in numero eccessivo affinché tra di essi passi bene luce ed aria (tenete presente che se ora vi sembrano abbastanza radi, appena avranno messo le foglie potranno essere affastellati). Non cimate le branche principali.
Quarto anno e successivi: inizia la potatura di produzione, quella cioè tendente a mantenere la forma della pianta e un corretto equilibrio tra lo sviluppo vegetativo (cioè dei rami) e la fruttificazione. Qui occorre fissare una regola molto importante: mai spuntare o raccorciare rami dell'anno, cioè quelli nati nell'ultima primavera (legno nuovo): questi o vanno recisi alla base, se in sovrannumero o fuori posto o troppo vigorosi, o lasciati interi (semmai piegati). Se si ha bisogno di raccorciare rami troppo lunghi si può fare tagliando su legno di più anni (legno vecchio) all'altezza di una gemma rivolta verso il basso o di un debole rametto. Ciò vale anche per le branche principali. Queste, in alternativa al taglio di raccorciamento (taglio di ritorno), possono essere piegate in cima verso il basso con legacci fissati a picchetti infissi al suolo. Per il resto si cercherà di mantenere la pianta con le branche principali rivestite adeguatamente di rametti deboli in posizione orizzontale e rivolti verso l'esterno, in modo che all'interno, vuoto, possa penetrare la luce.
Ora inclinate i tre rami verso l’esterno con legature e l'aiuto di canne o apponendovi dei pesi a formare un angolo di 35-45°; se uno di loro tende a sviluppare di più, inclinatelo maggiormente. Raccorciate quindi a 60 centimetri dal fusto questi rami, su una gemma disposta verso l’esterno. A maggio, tra i germogli formatisi al di sotto del taglio di raccorciamento, selezionatene due: uno destinato a formare il prolungamento della branca principale e l’altro, più in basso e posto lateralmente, per costituire la branca secondaria. Per riempire uniformemente lo spazio, le branche secondarie saranno orientate tutte nello stesso verso.
Terzo anno (febbraio 2016): se le branche principali si saranno rivestite di piccoli rametti (rami anticipati), si sceglierà uno di questi, posto lateralmente, per formare un’altra branca secondaria in posizione opposta alla prima e distante da questa circa 80 cm; i rametti anticipati prossimi alla cima della branca principale o troppo vicini alla branca secondaria, verranno asportati. Qualora non vi fossero rami anticipati, si effettua la cimatura della branca principale e si procede come nel secondo anno. Nel corso di questi anni si cercherà di effettuare pochi tagli e di lasciare gli alberi ben rivestiti di rami per favorire la messa in fruttificazione della pianta.
Quarto anno e successivi: si continua nello stesso modo fino a che l’albero non avrà raggiunto l’altezza voluta che in seguito verrà mantenuta con tagli di ritorno su germogli deboli, posti sempre su legno di due o più anni (legno vecchio). Si avrà cura di togliere tutti i rami che sorgono sul dorso delle branche (verso l’alto) e di mantenere sgombra la parte interna della pianta affinché la luce non abbia ostacoli a penetrarvi. Con la potatura invernale si dovrà diradare di più la parte alta della chioma per favorire la vegetazione nella parte bassa. Le branche secondarie dovrebbero avere una posizione quasi orizzontale. Salvo il caso delle branche principali durante la formazione della pianta, i rami di un anno (legno giovane) non vanno mai spuntati o accorciati: se troppo vigorosi piegateli o tagliateli alla base. Ricordate che a fruttificare sono i rami più deboli e non quelli vigorosi.
DIFESA FITOSANITARIA: Possedere poche piante di melo è già un buon presupposto per non avere molti attacchi parassitari; comunque un minimo di cure dovete ugualmente somministrarle.
Per la ticchiolatura e l’oidio (malattie crittogamiche) sarà sufficiente un primo trattamento a schiusura gemme con ossicloruro di rame alla dose di 70 g su 10 litri di acqua con l’aggiunta di 35 g di zolfo bagnabile. Poco prima della fioritura (mazzetti differenziati) ripetere questo trattamento ma alle dosi di 40g/10litri di ossicloruro e 30g di zolfo bagnabile, ma in più dovete aggiungere 20 g di pirimor per la difesa dai temibili afidi.
Non fate mai alcun trattamento in fioritura per non rischiare di danneggiare i fiori e per non disturbare la preziosa opera degli insetti pronubi (api in particolare), senza la quale i fiori delle vostre mele non verranno fecondati (non allegheranno).
Il pirimor va ripetuto durante la stagione all’eventuale verificarsi di infestazioni di afidi.
Rimane il problema carpocapsa (verme delle mele): occorre posizionare, verso il 25 aprile, una trappola a feromoni(1) che dovrete ispezionare settimanalmente, per contare le farfalle catturate (e poi rimuoverle): allorché queste siano in numero di quattro o più, dovete intervenire distribuendo un appropriato insetticida.
Continua (in costruzione)