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IL POLLINE
Il regno vegetale si può suddividere in due grandi raggruppamenti di piante: - Crittogame: (letteralmente "nozze nascoste") che si riproducono per mezzo di spore e/o altri organi sessuati e non, e comprendono molte piante microscopiche (funghi, muffe) oltre a felci, muschi, licheni. - Fanerogame: (letteralmente "nozze palesi") che si moltiplicano per seme, esclusivamente in modo sessuato. Al secondo raggruppamento appartengono tutte le piante che portano i fiori ed è proprio nel fiore che sono situati gli organi riproduttori comprendenti: il pistillo, che rappresenta l'organo femminile e fa capo all'ovario; gli stami che rappresentano gli organi maschili. Questi portano in cima un rigonfiamento detto antera al cui interno è contenuta una polvere finissima costituita da piccoli granuli, ossia il polline. Quando l'antera si apre il polline cade sul pistillo e migra verso l'ovario dove feconderà gli ovuli, che così potranno diventare semi. Ma non tutte le piante si fecondano con il polline della stessa pianta; molte hanno bisogno del polline di altre piante purché della stessa specie. Ed è qui che entra in gioco l'indispensabile servizio dell'ape. Essa, raccogliendo il polline su una pianta fiorita, imbratta con esso la sua peluria e quando visita i fiori di un'altra pianta, ne lascia cadere inevitabilmente qualche granello sul pistillo di questi, rendendo così possibile la fecondazione incrociata. E' stato calcolato che il valore dei prodotti che si ottengono dall'allevamento delle api, sono nulla rispetto al valore delle produzioni agricole (frutti,sementi) che l'ape rende possibili. Inoltre, se scomparisse l'ape, molte specie vegetali, rischierebbero l'estinzione! Raccolta del polline Come è stato accennato nella pagina relativa alla pappa reale, le api nutrono la covata destinata a diventare operaie e fuchi, con un alimento formato da polline e miele. Se ne cibano anche esse stesse allorché debbano produrre pappa reale (infatti la composizione chimica del polline e della pappa reale presenta molte analogie). Con le tre paia di zampe posteriori dotate di spazzole, le api, sono perfettamente adatte alla raccolta del polline (cosa che sarebbe praticamente impossibile agli esseri umani). Per trasportarlo all'alveare esse impastano i granuli microscopici con il nettare e ne formano delle "pallottole" del peso di circa 7 mg che sistemano, una per parte, nel paio di zampe posteriori provviste di un'apposita setola per trattenerle. L'apicoltore, per procurarsi il polline, lo sottrae alle api sistemando davanti alla porticina dell'arnia una trappola formata da un diaframma munito di numerosi fori del diametro di 8 mm e da un cassettino per la raccolta del polline. Le api, costrette a passare negli angusti fori per entrare nell'arnia, perdono le pallottole di polline che cadono nel cassettino di raccolta (il polline "sottratto" dovrà essere in quantità limitata, tale da non nuocere al buon andamento dell'alveare). Ogni sera il polline va raccolto e messo subito ad essiccare in graticci ventilati a bassa temperatura. Contenuti del polline Il polline contiene un gran numero di sostanze (le quantità però variano a seconda del tipo di polline). Ne diamo un elenco il più possibile succinto, per non annoiare il lettore: - Protidi, la maggior parte sotto forma di aminoacidi, indispensabili alla vita:
- Glucidi (zuccheri) in grande quantità - Lipidi (grassi) in piccola quantità - Sostanze minerali ed oligoelementi:
- Vitamine in gran numero: A, tutte quelle del gruppo B, C, D, E4 - Enzimi: fosfatasi, amilasi, invertasi - Rutina, sostanza che aumenta la resistenza capillare - Una sostanza acceleratrice della crescita - Sostanze antibiotiche attive su tutti i colibacilli e su alcuni Proteus e Salmonelle - Pigmenti coloranti - Una piccola percentuale di sostanze ancora sconosciute. Proprietà Le proprietà del polline si possono riassumere nelle seguenti qualità generali:
...parte cancellata... (Non è più consentito attribuire proprietà medicinali ai rimedi naturali dai quali, per millenni, ha tratto vantaggio l'umanità. Ora ci sono le lobby del farmaco e dei medici che non possono tollerare tali "disturbi")
Modalità d'uso Anche se sul mercato il polline può trovarsi sotto diverse forme e consociazioni, è consigliabile acquistarlo in pallottole, cioè come le api lo hanno "confezionato", perché in questa forma dovrebbe essere sicuramente naturale e non aver subito alcun trattamento fuorché l'essiccazione (e più le pallottole sono di colori diversi meglio è, perché vuol dire che proviene da diverse fioriture e quindi presenta una sommatoria di caratteristiche). Esso può essere consumato tal quale o essere ridotto in polvere macinandolo in un normale macinino elettrico da caffè (questa forma risulta più digeribile, essendo il polline per qualcuno un po' indigesto). Il suo sapore è simile a quello della paglia o del fieno e per questo non a tutti gradito; allora si può miscelarlo con miele, yogurt, latte, acqua, ecc. (meglio evitare the e caffè), purché tali alimenti non siano troppo caldi (sotto a 40°C), per non distruggere la maggior parte dei principi attivi contenuti. Può essere assunto sia ai pasti che lontano da essi, ma sarebbe preferibile al mattino a digiuno, prima della colazione. Le dosi andrebbero adattate a ciascun individuo; indicativamente: adulti da 15 a 30 g al giorno ragazzi 6-12 anni da 10 a 20 g al giorno 3 - 5 anni da 5 a 10 g al giorno
La durata minima di assunzione dovrebbe essere di almeno un mese. Al di fuori dei casi di particolare necessità, sarebbe ottima la seguente posologia: "Un cucchiaio da minestra di polline macinato sciolto in un liquido e dolcificato con un cucchiaino di miele, tutte le mattine a digiuno, per la durata di tre mesi, due volte all'anno: a fine inverno-inizio primavera e in autunno. Bambini e ragazzi metà dose." ATTENZIONE: è importante conservare il polline al riparo dall'umidità, quindi ben chiuso in un vasetto di vetro in ambiente asciutto. Diversamente potrebbero svilupparsi pericolose muffe.
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LA PROPOLI Se vi è capitato di vedere gli attrezzi di un apicoltore ed anche le arnie, i melari e gli stessi telaini, avrete notato, non senza un po' di apprensione, quanto essi siano sporchi. In effetti "sporchi" lo sono e a volte anche molto, ma di una sostanza assolutamente ...pulita, anzi "disinfettante": la propoli (o "il propoli"; non c'è accordo sul genere maschile o femminile!). La propoli infatti è una delle tante sostanze prodotte da quel meraviglioso laboratorio chimico che è l'ape. Esse la raccolgono dalle gemme delle piante, particolarmente: pioppi, conifere, ippocastano, quercia, salice, ecc. e sicuramente la modificano almeno in parte. La raccolta è più laboriosa del polline essendo questa sostanza molto densa e appiccicosa (ma le api la trattano con destrezza e senza imbrattarcisi minimamente). Il trasporto avviene, come per il polline, facendone due pallottole e trattenendole con l'apposita setola sul paio di zampe posteriori. Della propoli le api sfruttano due peculiari caratteristiche: 1) quella di essere un ottimo stucco e un tenace collante: con essa costruiscono vere e proprie barriere dietro la porticina d'ingresso per meglio controllare l'eventuale arrivo di nemici (da ciò il nome propoli: dal greco "pro"=a vantaggio o a difesa e "polis"=città); chiudono ogni fessura dell'arnia per un miglior isolamento termico e per impedire l'accesso a visitatori non graditi, come le formiche; consolidano l'attaccatura dei favi e incollano tutto ciò che a loro sembra poco stabile (cosa per niente gradita agli apicoltori che poi hanno difficoltà ad estrarre i telaini!) 2) l'altra di essere un potente disinfettante e battericida: con la propoli verniciano le pareti interne dell'arnia, specie le parti scabrose e gli angoli dove potrebbero facil mente annidarsi batteri e muffe (ricordiamo che le api sono soggette a numerose malattie, nei loro confronti anche molto contagiose come la peste americana); spalmano con una sottilissima pellicola l'interno delle cellette ove la regina deporrà le uova, così che risultino completamente disinfettate; infine con propoli aggiunta a cera, ricoprono totalmente piccoli animali o insetti che, penetrati nell'arnia e uccisi, non possano per la loro mole essere trasportati all'esterno (una vera e propria mummificazione, peraltro "copiata" dagli antichi Egizi nell'imbalsamazione dei faraoni!). La propoli si presenta come una sostanza di consistenza variabile in base alla temperatura: dura e friabile fino a circa 15°C, poi malleabile e infine, sopra i 30°C, molle e appiccicosa come pece (per questo si attacca alle mani e agli attrezzi dell'apicoltore), a 70°C fonde. Il colore è anch'esso variabile e va dal giallo al bruno rossiccio e al bruno scuro; il sapore è aspro e un po' piccante, ma non sgradevole; il profumo è un misto di miele, cera e incenso.
Composizione della propoli Anche la composizione della propoli, come gli altri prodotti delle api, è assai complessa e in parte sconosciuta, oltretutto cambia anche in funzione dell'epoca e delle essenze di raccolta; per sommi capi è costituita principalmente da:
Raccolta della propoli Per raccogliere la propoli l'apicoltore ha due possibilità: 1) Raschiare melari, telaini, arnie, ma la propoli così ottenuta non è esente da corpi estranei quali schegge di legno, cera, parti di api, ecc., inoltre, almeno in parte, può essere anche molto vecchia. 2) Togliere il coprifavo ad alcune arnie, sistemare al suo posto una rete "zanzariera", rimettere il coprifavo interponendo dei righelli di legno in modo che rimanga un po' sollevato. Le api, vedendo l'apertura, cercheranno subito di chiuderla spalmando di propoli la rete. Quando ne avranno "intonacata" una certa superficie, l'apicoltore la ritira, la pone in un congelatore per qualche ora in modo che la propoli divenga friabile, e quindi la distacca arrotolando la rete stessa.
Preparazioni Sia per uso interno che locale, la propoli può essere utilizzata tal quale o in forma di soluzione alcoolica (tintura alcoolica o idro-alcoolica). Riteniamo di gran lunga migliore la tintura idro-alcoolica perché contiene anche la frazione di propoli (piccola ma importante) solubile in acqua. Inoltre, avendo alcool più diluito, è meno aggressiva per certi usi e più adatta ai bambini.(*) Essa si prepara nel modo seguente: mettete a macerare una parte di propoli in due parti di alcool buongusto a 95° (es.: 30g propoli; 60g alcool) in un vasetto di vetro con tappo; agitate spesso per almeno 20 giorni, dopo di che filtrate (o versate senza rimescolare il deposito sul fondo) e mettete in una bottiglia di vetro scuro. Ai residui di propoli rimasti aggiungete un'ulteriore parte di acqua (nell'esempio di cui sopra: 30g) e lasciate in infusione per altri 20 giorni, sempre rimescolando spesso, poi filtrate e unite alla tintura alcolica prima ottenuta. Il colore diventerà biancastro, ma ciò non pregiudica la composizione né la conservazione. (*) Da una ricerca nel web abbiamo potuto constatare come molti confondano la tintura idro-alcoolica con la semplice diluizione della tintura alcoolica in acqua: è tutt'altra cosa!
Proprietà e applicazioni Come si è accennato, la propoli presenta spiccate proprietà antibiotiche, batteriostatiche e battericide, ma anche antivirali, antinfiammatorie, febbrifughe, anestetiche, antimicotiche, cicatrizzanti, ed immuno-stimolanti (cioè che rafforzano le difese dell'organismo).
...parte cancellata... (Non è più consentito attribuire proprietà medicinali ai rimedi naturali dai quali, per millenni, ha tratto vantaggio l'umanità. Ora ci sono le lobby del farmaco e dei medici che non possono tollerare tali "disturbi")
Modalità e dosi d'impiego La soluzione idro-alcoolica per uso interno (per bocca) va utilizzata alla dose di 10-20 gocce per due-tre volte al giorno (non avendo effetti collaterali le dosi non sono critiche). Può essere assunta mescolata ad un cucchiaio di miele o una zolletta di zucchero. E' sconsigliabile aggiungerla a bevande perché si attacca in gran parte al bicchiere o tazza. La tintura può essere usata pura per spennellature e, diluita in acqua tiepida, per sciacqui, gargarismi. Inoltre, versata a piccole dosi alla volta in acqua bollente, per inalazioni. La propoli allo stato naturale può essere assunta facendone una pallottolina grande quanto un grano di pepe e ingoiandola dopo averla tenuta in bocca fino a che incomincia a "pizzicare" (attenzione che si attacca ai denti !); oppure può essere messa in congelatore e, dopo un'ora, macinata molto brevemente nel macinino elettrico e mescolata a miele.
Alcune osservazioni La propoli, per avere un'ampia gamma di proprietà, agisce su più fronti. Per esempio...
...parte cancellata... (Non è più consentito attribuire proprietà medicinali ai rimedi naturali dai quali, per millenni, ha tratto vantaggio l'umanità. Ora ci sono le lobby del farmaco e dei medici che non possono tollerare tali "disturbi")
Altri usi della propoli Con la propoli si preparano ottime e profumate vernici naturali. Sembra che Stradivari le usasse per conferire quello straordinario suono ai sui strumenti musicali. Altro uso è quello di insetticida e anticrittogamico in agricoltura biologica, spesso con l'aggiunta di zolfo colloidale.
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LA CERA La cera è una sostanza grassa secreta, sotto forma di sottili scaglie, da specifiche ghiandole addominali delle api operaie di età compresa tra 12 e 18 giorni. La cera appena secreta è liquida e bianca, ma a contatto con l'aria solidifica e col tempo ingiallisce. Con la cera le api realizzano, modellandola con le mandibole e con le zampe, quelle ingegneristiche costruzioni che sono le cellette esagonali, che nel loro insieme costituiscono i favi, dove vengono allevate le larve e immagazzinati miele e polline. Le api per produrre cera debbono iperalimentarsi con miele; infatti per 1 kg di cera necessita il consumo di 8-10 kg di miele. Dal punto di vista chimico è costituita da una miscela complessa di idrocarburi, esteri e acidi grassi, per un totale di oltre 300 componenti. E' insolubile in acqua, è solida ma diventa malleabile a circa 35°C e fonde a 62-65°C, ha un peso specifico di 965 g/dm3, pertanto in acqua galleggia. L'apicoltore ottiene la cera soprattutto dalla disopercolatura dei telaini per l'estrazione del miele (v. Miele ) nella proporzione di 1 - 1,5 kg di cera per ogni quintale di miele. Gli opercoli recisi dai favi, dopo la scolatura del miele e il lavaggio in acqua, vengono fusi per lo più mediante la sceratrice solare, che è un recipiente munito di coperchio di vetro ed esposto al sole in modo tale che, per effetto serra, la temperatura all'interno fa fondere la cera che si raccoglie in apposita vaschetta. La maggior parte viene utilizzata dall'apicoltore stesso per farne (o per farne fare alle ditte specializzate) dei fogli che recano l'impronta della base delle cellette e che vengono incastonati nei telaini per "obbligare" le api a costruire lì i favi e non altrove, dove poi non potrebbero essere estratti dall'arnia. La cera eventualmente in più, viene venduta.
Utilizzazioni della cera Gli utilizzi della cera d'api sono moltissimi: soprattutto per cosmetici, per lucidatura (di mobili, pavimenti, automobili, scarpe), per la fabbricazione di candele (quelle liturgiche debbono contenerne almeno in parte), ecc. Un interessante utilizzazione è quella della fabbricazione casalinga di una eccellente Crema per le mani Questa crema, oltre ad essere facilissima da fare e a non costare quasi nulla, è veramente prodigiosa per le mani screpolate; applicata la sera, al mattino l'effetto benefico sarà così evidente che ne rimarrete stupiti. Di ricette, in giro, ce ne sono tante, tutte più o meno complicate o con "strani" e spesso introvabili ingredienti: questa che vi suggeriamo è quella "dei poveri", antica, semplicissima ed efficace... Gli ingredienti sono due: la cera d'api e l'olio d'oliva. Preparazione: procuratevi da un apicoltore un pezzo di cera (possibilmente di opercoli, bella chiara e pulita), mettetela in un barattolino e scaldate a basso calore (anche a bagnomaria) fino a che la cera non si scioglie completamente, aggiungete l'olio di oliva nella quantità di almeno la metà della cera e continuate a scaldare solo quanto basta per amalgamare bene i due componenti. Se volete "esagerare" aggiungete oltre l'olio qualche goccia di limone o di profumo o entrambi. La crema è fatta! Questa crema a temperatura ambiente è in genere abbastanza solida; per renderla più cremosa occorre usare più olio (pari alla cera o anche il doppio), però così la crema è più untuosa e impiega più tempo ad asciugare sulle mani: il giusto compromesso potete trovarlo secondo il vostro gusto. Consigli d'uso: alla sera quando state per andare a letto (così non avrete alcun problema legato alle mani per una decina di minuti un po'... scivolose ), ponete la crema vicino ad una fonte di calore in modo da ammorbidirla se troppo dura, quindi scaldatevi bene le mani e applicatela massaggiandole tra di loro. Curiosità: una volta questa crema si preparava in mezzo guscio di noce, messo a scaldare sul focolare. Ciò aveva il suo significato: il guscio cedeva alla cera olio essenziale di noce, ottimo allo scopo per cui veniva utilizzata la crema.
Per altre notizie sulle api e i loro prodotti vedi anche: Il Miele - Pappa Reale |